La passeggiata insieme ai Borgonauti è stata simpatica e suggestiva: abbiamo scelto per questa nostra prima visita di vederci chiaro sulla questione delle Streghe di Benevento. Ci siamo quindi recati al museo Janua dove la guida e il viaggio multimediale ci hanno condotti nell’incredibile mondo delle janare, le streghe così chiamate nell’Italia meridionale.
Era domenica, ma appena arrivati siamo misteriosamente tornati indietro di un giorno. Sì, perché a Benevento è sempre sabato quando le janare, impegnate nel rito del Sabba, si tengono lontane dalle faccende umane. Ci è stato poi svelato un piccolo trucco per metterci al riparo dai malefici di queste streghe dispettose e cioè: ogni qual volta si pronuncia la parola “janara” bisogna incrociare le gambe e ripetere “oggi è sabato”!
Divertiti da questo aneddoto ma anche suggestionati dalla possibilità di poter realmente incrociare queste donne dai poteri magici, abbiamo trascorso parte della giornata a compiere questa pratica superstiziosa.
La guida, beneventana doc, è stata molto carina e paziente ad accogliere le nostre domande, a volte indiscrete, nella speranza di farci confessare qualche formula magica. Ma niente da fare: queste vanno tramandate solamente nella notte di Natale, bisbigliate nell’orecchio della futura custode di questo patrimonio straordinario.
La visita al museo è stata davvero piacevole e affascinante, merito anche di un’ottima scenografia. C’è infatti una sala dove è stato riprodotto il famoso “Nocio e Beneviente” con riproduzioni multimediali che avvolgono totalmente il visitatore e lo trascinano lungo le sponde del fiume Sabato, in quel luogo segreto, da sempre non identificato dove le streghe di varia provenienza si riuniscono per celebrare la cerimonia del Sabba nella quale si compiono pratiche eretiche.
Per raggiungere l’albero di noce la janara esce di notte, si infiltra nelle stalle per rapire un cavallo e, veloce nel percorrere lunghe distanze e ritornare con le prime luci del sole senza essere smascherata, cavalca sfrenata per tutta la notte. La mattina seguente il cavallo, sfinito per la fatica immane e con la criniera aggrovigliata dal vento durante la cavalcata, lascia un chiaro segno della presenza della janara.