L’albero di Natale ha sicuramente il suo fascino: ci sono quelli più eleganti e quelli più pacchiani, quelli piccini e quelli giganti…ma al di là di questi particolari, ciò che rende unico questo simbolo natalizio sono le luci che fanno illuminare di gioia i bambini, sia quelli piccoli sia quelli divenuti ormai adulti come me. Amo ad esempio passeggiare per le strade del paese e curiosare se dalle finestre si intravedano gli alberi con le lucine tutte colorate.
Ma il presepe è un’altra cosa…le luci diventano più soffuse e l’atmosfera più intima nonostante la vivacità dei pastori che per magia sembrano prendere vita. Mi è sempre piaciuto osservarli e pensare che improvvisamente potessi chiacchierare con la lavandaia o la signora che cammina con le uova nel paniere oppure entrare nella piccola locanda e mangiare in compagnia. Tuttavia, il mio personaggio preferito è il pastore che dorme, con il calore delle morbide pecore, nella vallata di una montagna e non vuole essere disturbato… forse sono anche io una donna di libertà!
Perdonatemi questi sentimentalismi ma il presepe è arte e in quanto tale mi suscita molte emozioni, soprattutto la nostalgia dell’infanzia. Ricordo che per le strade riecheggiavano i suoni antichi degli zampognari che arrivavano dagli Appennini del dimenticato Molise ed era bello accogliere o essere accolti dal vicinato per ascoltare insieme la novena e contemplare il presepe. Oggi solo jazz natalizio in filodiffusione per le avenue delle piccole e grandi città.
Per chi ama il presepe e vuole essere catapultato in questo mondo mitico, non c’è bisogno di chiedere ad una macchina del tempo di percorrere 2000 anni e tanti chilometri per raggiungere la Terra Santa, basta andare a Casali di Faicchio, la Betlemme del Sannio.