Categoria: Alla scoperta della natura
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Il lago d’Averno, tra natura e leggende
Il lago d’Averno: una meta tanto conosciuta, ma in realtà a molti sconosciuta!
Non mi ero mai soffermata sulla bellezza e sulla ricchezza di questo lago, che si è scoperto un luogo idilliaco, ricco di natura, storia, leggende e soprattutto di serenità. È uno di quei luoghi che ti lasciano addosso un senso di leggerezza, con la sua bellissima passeggiata immersa nel verde, tra svariati tipi di fiori, alberi di ogni specie, vigneti, tutto avvolto da una storia lunga secoli.
Contrariamente a quanto ricorda il nome Avernus, dal greco Aornon, luogo senza uccelli è proprio qui che si incontrano una svariata quantità di volatili. Eh sì, si diceva che vista l’origine vulcanica, le acque esalassero acido carbonico e gas che non permettevano la vita agli uccelli. In realtà essendo il lago nato nel cratere di un vulcano che si è spento, circa 4000 anni fa, le continue emissioni sulfuree dal suo cratere provocarono la morte di tutti gli uccelli che si alzavano in volo verso quella zona. Così, gli antichi chiamarono questo lago con il nome di “Aornon”.
Sulla riva orientale del lago incontriamo il tempio di Apollo, che in realtà è una bellissima sala termale, invece, lungo la riva opposta troviamo la grotta della Sibilla. Dal connubio delle antiche rovine prende vita il velo di mistero che avvolge il lago, immerso tra mitologia greca e vicende militari.
La leggenda narra che lungo le rive del lago fosse ubicata la porta degli inferi, come narrano anche Virgilio nell’Eneide e Dante Alighieri nella Divina Commedia. Sono innumerevoli i racconti e le leggende riguardanti il lago, non mancano, inoltre le narrazioni storiche che vedono il lago anche luogo di imprese militari.
Il Tempio di Apollo

Passeggiando lungo le rive di lago, immerso tra i vigneti, siamo subito catturati dalla bellissima sala termale, che si estendeva fino alle rive del lago, probabilmente per sfruttarne le fumarole con i loro benefici. Per la vicinanze alla grotta dove operava la Sibilla oggi è noto come Tempio di Apollo.
Oggi, si può vedere solo una parte dell’opera laterizia a pianta circolare, che un tempo era una grande sala centrale, con un grande tetto a cupola, alto circa 20 metri. I 38 metri di diametro della cupola la rendono un’opera di carattere stupefacente, paragonabile al Pantheon, uno dei più grossi complessi termali giunti fino a noi.
La grotta della Sibilla

Il legame con il tempio di Apollo è dovuto alla presenza della Sibilla Cumana, una delle più importanti sacerdotesse del mondo antico, che avevano il dono della veggenza.
La leggende dice che un giorno Apollo si innamorò di Sibilla, una bellissima fanciulla che possedeva capacità divinatorie. Per conquistarla il dio promise alla giovane che avrebbe esaudito ogni suo desiderio e allora Sibilla prese un pugno di sabbia dalla spiaggia e chiese ad Apollo di lasciarla vivere tanti anni quanti i granelli che aveva raccolto nella sua mano. Fu accontentata e le fu disposto come luogo per poter officiare la sua arte divinatoria Cuma, dove fu amata perdutamente da Apollo. Ma la fanciulla aveva dimenticato di specificare che voleva vivere tanti anni in eterna gioventù e così, invecchiava sempre di più e il suo corpo si consumava. Allora Apollo, per preservarla dall’incuria del tempo la collocò in una gabbietta all’interno dell’antro, finché di lei non rimase che la voce, unica testimonianza fisica della sua presenza che profetizzò ancora a lungo gli eventi futuri.
L’antro della Sibilla Cumana in realtà si trova nel Parco Archeologico di Cuma, all’interno dei Campi Flegrei e la grotta della Sibilla altro non è che un camminamento militare scavato nel tufo in epoca romana come collegamento al Portus Julius.
Infatti, qui i romani, sotto Agrippa, costruirono un canale di collegamento diretto dal mare trasformando il lago in uno dei porti di Cuma, il porto Julius. Fu inoltre realizzato un ingegnoso canale navigabile che metteva in comunicazione il lago d’Averno con il vicino lago Lucrino e quest’ultimo con il mare. Contemporaneamente alla creazione del nuovo porto, furono anche scavate due gallerie: la grotta di Cocceio, che collegava il porto Julius alla parte bassa di Cuma; la grotta della Sibilla, scavata nella collina che separa il lago di Averno dal lago di Lucrino, che congiungevano rapidamente il porto con la vicina Cuma e che permettevano ai soldati di muoversi rapidi e indisturbati.
L’improvvisa eruzione del Monte Nuovo nel 1538 stravolse l’intera area flegrea e di conseguenza il Lago d’Averno fu isolato dal mare.

Insomma, il lago D’Averno è un vero e proprio polmone verde che ti offre una piacevole passeggiata di circa tre chilometri tra una fitta popolazione di fauna e flora, dove i vigneti fanno da sfondo al tempio dando vita ad un’esperienza mistica, dove la natura si intreccia con la storia e i suoi misteri. Una passeggiata suggestiva, dove non mancano le sorprese, e per gli appassionati della natura tantissime specie da ammirare e conoscere.