Non ci resta che andare a Sermoneta!

Quest’ultimo anno di certo non ha consentito viaggi o grandi spostamenti… Approfittando di uno dei pochi momenti in cui era consentito uscire dal proprio Comune per una passeggiata, ho potuto vivere una giornata indimenticabile, visitando uno dei borghi medievali più belli del Lazio, l’antichissima Sermoneta, situata a 257 metri sul livello del mare tra l’Agro pontino e i Monti Lepini.

In questa occasione ho dovuto rinunciare alla compagnia degli altri Borgonauti e mi sono affidata alla sicura guida di amici storici che sono stati spesso meravigliosi compagni di avventura e di scoperta.

La prima visita e la Loggia dei mercanti

In realtà avevo già avuto un primo approccio con la perpetua bellezza di Sermoneta diversi anni fa: la conobbi in occasione del matrimonio di una cara amica che aveva scelto, come luogo per dire il suo “sì”, la meravigliosa Loggia dei Mercanti del borgo, che con i suoi archi a tutto sesto è uno dei posti più suggestivi del paese.

La Loggia dei Mercanti
La Loggia dei Mercanti
Vista dall'arcata della Loggia
Vista dall'arcata della Loggia
Affacciandosi dalla Loggia
Affacciandosi dalla Loggia

Costruita nel 1446 per volere di Onorato III Caetani per essere utilizzata come sede del Comune, delle assemblee popolari e degli scambi commerciali, la Loggia è divenuta pian piano il fulcro delle attività commerciali con le botteghe nei magazzini e le stalle sotto le ariose arcate: dal Cinquecento assunse il ruolo di centro civico. Oggi la Loggia dei Mercanti rappresenta un punto di aggregazione per gli abitanti di Sermoneta che qui si incontrano per molteplici motivi.

 
Ciak, si gira!

E proprio entrando nella Loggia è impossibile, allora come adesso, non farsi trascinare in un buco spazio-temporale magnetico in cui non si può non sentire l’eco di voci lontane e cinematografiche che risuonano nell’aria… Proprio da queste arcate infatti il mitico Massimo Troisi si affacciava in una delle scene epiche del film “Non ci resta che piangere” e rispondeva al predicatore che lo incalzava:

«Predicatore: Ricordati che devi morire!

Mario: Come?

Predicatore: Ricordati… che devi morire!

Mario: Va bene…

Predicatore: Ricordati che devi morire!

Mario: Sì, sì… no… mo’ me lo segno».

Anche memore della particolare atmosfera respirata durante la prima tappa nel borgo che, però, non potei all’epoca visitare, vi sono ritornata recentemente per poter finalmente conoscere i meandri di questo “villaggio” che conserva immutata la sua storia nelle sue strade a gradini, nelle salite e discese, nelle piazze, case, chiesette e in ogni angolo del paese.

Un po’ di storia

In realtà a ridosso di dove oggi è collocata l’Abbazia di Valvisciolo, sorgeva l’antica Sulmo, città dei Volsci, in seguito divenuta colonia romana con il nome di Sora Moneta in onore della dea Giunone Moneta.  A causa dell’invasione dei Saraceni e dell’espansione delle paludi pontine che fecero anche preferire ai Romani una strada tra le montagne piuttosto che la via Appia come collegamento tra Roma e Napoli, gli abitanti dell’antica Sulmo si trasferirono nell’attuale Sermoneta, che viene citata con questo nome già nell’XI proprio come evoluzione del nome “Sulmonetta” ovvero “piccola Sulmo”.

La sua storia è connessa da un lunghissimo filo alle vicende della famiglia Caetani che, dal 1297, ne fecero il centro dei loro domini sull’intero Lazio meridionale, grazie alla sua posizione strategica sulla via Pedemontana, l’arteria che aveva appunto sostituito l’Appia nei collegamenti fra il Nord e Sud d’Italia. I sermonetani, per ottenere il controllo della strada, sconfissero prima Ninfa e poi Sezze. E infatti oggi il borgo attira spesso l’attenzione dei visitatori del giardino dell’antica Ninfa che, dopo dopo l’immersione floreale, scelgono di far tappa nel paesino.

Il Castello 

A questo periodo, il XIII secolo, risale il borgo medievale, che ha perfettamente conservato il suo impianto urbanistico, con due dei suoi simboli principali, il Castello Caetani, uno dei più famosi esempi laziali di architettura difensiva, che domina il paese e l’intera Pianura Pontina e il Duomo.

Il Rione Castello
Il Rione Castello
Davanti al Castello Caetani

Il Castello costruito dagli Annibaldi e poi passato ai Caetani è accessibile da più ponti levatoi tramite i quali è possibile l’ingresso al castello, per arrivare alla Piazza d’Armi e alla torre centrale “il maschio” che ha di fronte una torre di più modeste dimensioni, “il maschietto”. Il maniero si mostra ancora oggi in tutto il suo splendore, dalla magnificenza delle mura esterne alle artistiche sale interne, decorate con degli splendidi affreschi del pittore Girolamo Siciolante, poi detto il Sermoneta. 

Da poco tempo si possono scoprire anche le prigioni, dove si possono notare i disegni murari realizzati dai detenuti durante l’angusta permanenza.  Anche nelle stalle del Castello si sono girate alcune scene del film “Non resta che piangere”.  Un tempo il cortile della roccaforte ospitava militari mentre ora è sede di concerti ed eventi.

 Il Castello è un luogo a cui i sermonetani sono sempre stati molto legati tanto che, quando Alessandro Borgia fu nominato Papa e scomunicò i Caetani, confiscando i loro possedimenti, compreso il castello di Sermoneta che venne trasformato in una mera fortezza difensiva, il popolo, da sempre fedele ai Caetani, li aiutò, per ciò che era in proprio potere fare, a tornare padroni del borgo e del castello.

Il cortile interno del Castello
Il cortile interno del Castello
La Salita delle Scalette
La Salita delle Scalette
Il  Duomo

Il Duomo di Sermoneta ovvero la Cattedrale di Santa Maria Assunta fu edificata nel V secolo d.C. su un tempio pagano dedicato alla dea Cibele adibito poi al rito cristiano. Essa fu costruita a pianta basilicale con forme romaniche e nel XIII secolo assunse quell’aspetto gotico che ancora oggi riconosciamo, probabilmente grazie agli interventi degli architetti cistercensi di Fossanova.

All’interno della Cattedrale che oggi è a tre navate con quattro cappelle per ogni lato, si osserva lo stile architettonico romanico e cistercense, caratterizzato da mezze colonne adiacenti ai pilastri della navata centrale e del portico, archetti pensili disposti lungo la navata minore destra, molto simili nelle forme a quelli dell’Abbazia di Fossanova presso Priverno, archetti a sesto acuto e le volte a crociera.

All’esterno della Cattedrale, il primo elemento che si ammira è il Campanile, alto 24 metri, in stile romanico, in origine isolato, che oggi si sviluppa su quattro piani e presenta su ciascun lato finestre a bifore con colonnine romane, inizialmente costituito da cinque piani, uno dei quali fu abbattuto da un fulmine.

Il Campanile del Duomo
Il Campanile del Duomo
Interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta
Il cuore del borgo – il centro storico

Intorno all’antico maniero si sviluppa il borgo che, come già accennato sopra, si presenta inalterato e perenne, con le sue case in pietra calcarea, il succedersi di pendenze e declivi, il dedalo dei suoi vicoli, gli angoli fioriti, le botteghe artigianali e gli scorci sulla piana sottostante.

Le strade di Sermoneta
Particolari
Passeggiando tra i vicoli
Le casette del borgo

Passeggiando senza meta per il piccolo centro storico si può godere della sensazione di passeggiare al di fuori del tempo, ammirando tra le abitazioni elementi architettonici e decorativi di grande pregio come bifore, stemmi, portali a bugnato, archi a tutto sesto e ad ogiva, loggiati, insieme a edifici d’importanza storica ed artistica quali la già ricordata Loggia dei Mercanti, la rinascimentale Chiesa dell’Annunziata, il Palazzo Comunale e la Sinagoga ebraica.

I punti panoramici del borgo

Se si percorre verso l’alto Via del Rione Vecchio, una pittoresca viuzza di Sermoneta che conduce alla famosa Salita delle Scalette, ci si trova all’interno di uno spazio fatto di gradoni incluso tra le case arroccate che termina, sulla sommità delle scale, con la vista del castello di Sermoneta. Se invece voltiamo le spalle al vecchio castello, davanti ai nostri occhi si giunge al Belvedere di Sermoneta, da cui si può ammirare un vastissimo panorama sulla pianura e sul litorale pontino mentre lungo le mura quattrocentesche, invece, è stato recentemente allestito un percorso pedonale, che si snoda tra ulivi e terrazzamenti.

Scorcio del Belvedere da via delle Scalette
Scorcio del Belvedere da via delle Scalette
Vista sull'agro pontino dai terrazzamenti lungo le mura
La Chiesetta di San Michele Arcangelo

Se dal Belvedere, invece di imboccare la via delle Scalette, si scende verso via della Valle, si arriva in una zona più nascosta del borgo che porta all’antica Chiesa di San Michele Arcangelo, una chiesetta del 1100 che, con la sua cripta di dipinti quattrocenteschi, è un vero gioiellino.

La chiesa, intitolata a San Michele, anche detta di Sant’Angelo, è stata costruita nel’XI sec. sui resti del tempio romano dedicato alla dea Maia ed è stata eretta in stile romanico ma modificata nel corso degli anni come testimoniano il portico, gli archi delle navate, il soffitto a crociera di impronta cistercense.

Affresco della Chiesa di San Michele Arcangelo
Affresco della Chiesa di San Michele Arcangelo
La Chiesa di San Michele Arcangelo
La Chiesa di San Michele Arcangelo
Non solo arte ma anche gastronomia

Vale la pena visitare il borgo di Sermoneta non solo per una passeggiata tra arte e storia ma anche per fare un viaggio gastronomico e assaggiare la tradizione culinaria tipica delle colline lepine.  Si tratta di piatti specifici che hanno la propria nota peculiare nella semplicità della pasta fresca alla carne, nella degustazione di salumi soprattutto di cinghiale, du formaggi e minestre.

Tra i piatti caratteristici non si possono non menzionare:

  • le lacchene, pasta all’uovo più larga delle fettuccine, o le  fettuccine alla “jutta” condite con un sugo di pomodoro cotto per molte ore con il pecorino;
  • zuppa con i fagioli;
  •  gli strozzapreti conditi con un sugo a base di mortadella e prosciutto cotto tritati o con cinghiale o con abbacchio o con funghi trifolati;
  • i famosi tagliolini di Fabio Stivali al Trombolotto, caratteristica salsa ai profumi di olio, limone trombolotto e 12-14 erbe aromatiche del sottobosco, rielaborata da antiche ricette monastiche cistercensi del Medioevo che consigliavano di spremere il limone con le olive lasciandovi in infusione le erbe;
  • la polenta con la salsiccia;
  • tra i dolci spiccano le serpette, biscotti a forma di serpente, fatti con ingredienti molto semplici quali zucchero, uova e farina, preparati per la prima volta  per celebrare la vittoria dei cristiani contro i Turchi nella battaglia di Lepanto alla quale partecipò il valente Onorato Caetani. La caratteristica forma di serpetta fa anche riferimento all’onda, presente insieme all’aquila nello stemma della famiglia Caetani;
  • tra i liquori da citare Piccolo l’Amaro dell’Agro Pontino, il primo amaro di questa zona e di Sermoneta, una miscela di erbe tra cui alloro, genziana, rabarbaro e agrumi, tra i quali spicca il Merancolo, arancia amara selvatica sermonetana dal succo molto aspro e leggermente amaro.
Fettuccine con funghi e trombolotto
Le serpette di Sermoneta
Il Sapore delle tradizioni – la Rievocazione storica della battaglia di Lepanto

Il 7 ottobre 1571, nelle acque di Lepanto, venne combattuta una delle battaglie più famose e importanti della storia, quella che vide la sconfitta delle flotte dell’Impero Ottomano ad opera di quelle cristiane della Lega Santa di papa Pio V. Tra le fila delle forze alleate combatteva il Duca Onorato IV Caetani, Comandante Generale della Fanteria Pontificia sulla nave Grifone, che nel momento più intenso della battaglia, pronunciò un voto con il quale si impegnava, in caso di vittoria, a erigere una chiesa a Sermoneta.

L’esito della battaglia è noto a tutti, ma forse molti non sanno che il Duca, al suo ritorno, tenne fede alla promessa edificando la chiesa, dove poi fu sepolto, che prese il nome di Madonna della Vittoria. Da allora Sermoneta, ogni anno, la seconda domenica di ottobre, ricorda la Battaglia di Lepanto con una grande rievocazione storica che coinvolge tutti i rioni del paese e i loro abitanti.

Sebbene la manifestazione raggiunga il proprio culmine con il suggestivo corteo storico, la ricostruzione del ricongiungimento tra il Duca Onorato IV Caetani e la sua sposa Agnesina Colonna al ritorno dalla battaglia, e il Palio Equestre tra i rioni, nei vari quartieri del paese la festa dura almeno una settimana con iniziative ed eventi che coinvolgono tutta la popolazione anche dei dintorni.

Il corteo è composto da 170 figuranti in costumi d’epoca, che si reca dapprima al Belvedere per rievocare l’incontro tra il Duca e la sua sposa, e prosegue, poi, verso il campo sportivo per il palio. La Rievocazione trascina in festa i rioni cittadini che coinvolgono i partecipanti in vari spettacoli, ma porta nel borgo anche le esibizioni anche di altre località che sono presenti con sbandieratori, archibugieri e fanfare. Spesso infatti si riuniscono a Sermoneta gli Sbandieratori delle contrade di Cori, gli Archibugieri Trombonieri di Cava de’ Tirreni e della Fanfara di Paliano.

Sermoneta e la Battaglia di Lepanto
Curiosità

Molti non sanno che Sermoneta e il suo territorio custodiscono le tracce maggiori della presenza dei Templari nel Lazio. Ne sarebbero espressione i numerosi simboli riscontrabili nei suoi più importanti edifici sacri, sempre caratterizzati da un’evidente impronta cistercense. Tale Ordine è notoriamente legato ai misteriosi monaci-cavalieri. Tra i segni più interessanti vanno annoverati almeno la “Triplice Cinta Druidica” e il celebre “Sator”. La prima è incisa un po’ ovunque nel borgo e soprattutto sulle chiese di San Michele Arcangelo, dell’Annunziata e sulla Cattedrale di Santa Maria Assunta; il “Sator” sarebbe presente nel chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo che si trova fuori dalle mura e che sarà oggetto di una prossima visita al borgo, magari in compagnia di tutti i Borgonauti.

Simboli dalle origini remote e di derivazione probabilmente celtica, sul cui significato ancora si discute, sembra che i Templari se ne servissero per “contrassegnare” i luoghi a cui conferissero un’incredibile valenza sacra e tellurica, in base ad una selezione effettuata secondo occulte conoscenze sulle energie della Natura. La presenza templare è avvalorata anche da vecchi racconti tramandati dalle fonti locali, riguardanti soprattutto Valvisciolo: nei sotterranei dell’abbazia si troverebbe, infatti, il favoloso tesoro dei Templari. In ogni caso, a parte gli elementi favolosi, è un dato certo che i Cavalieri del Tempio s’insediarono per un certo periodo a Valvisciolo, forse a cavallo tra XIII e XIV secolo, com’è provato dalla croce templare scolpita sulla sinistra dell’oculo centrale del rosone.

Scorci panoramici
Scorci panoramici
Girando tra le case in pietra

Si potrebbe scrivere ancora tantissimo su Sermoneta, non solo per citare altri punti di interesse su cui non mi sono soffermata in questo tentativo di narrazione, ma anche perché trattasi di un borgo che non conserva intatta soltanto la sua storica struttura urbanistica, contrassegnata da quella pietra calcarea che ti circonda e rapisce non appena metti il piede sul primo ciottolo, bensì perché l’antica Sulmo è un paese che custodisce, ai piedi del suo maniero, un grande rispetto per i suoi simboli e le sue tradizioni, da quelle storico-medievali a quelle folcloristiche, da quelle culinarie e artigianali a quelle artistiche. Sermoneta si è reinventata senza però snaturarsi troppo, aprendo anche le porte del suo centro storico al cinema, agli eventi, al turismo, iniziando così a entrare in itinerari di avventori curiosi di ripercorrere le tracce del suo passato.

Ed è per questo che spero che il borgo possa regalare, a tanti viandanti come me, momenti eterni come quelli donatimi in una calda domenica estiva, a tanti abitanti la voglia di restare nel paese natio per mantenere viva una storia gloriosa e aggiungervi altri motivi di pregio e di curiosità ma, soprattutto, mi auguro che possa fungere da modello trainante per tanti borghi dimenticati che, come Sermoneta, hanno racchiusi nel proprio “cuore” una profonda ricchezza dalle lontane origini tutta da scoprire e valorizzare. Non ci resta che andare a Sermoneta, anzi ritornarvi al più presto!

Il Borgo in fiore!
Il Borgo in fiore!

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