«Per tutti coloro che hanno un po’ l’illuministico comune sentimento di luogo, che viene a volte alterato e reso debole, Olina è un’eccezione, perché non è un insieme più o meno confuso di oggetti edilizi provocatoriamente collocati in piena antitesi con tutto ciò che natura e storia vi avevano prodotto. È un luogo vero, non un “non luogo” caratterizzato da estraniazioni e da dispersioni insediative»
(Elio Garzillo, in Seicento Appenninico. La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Olina)
Le parole dell’ architetto Elio Garzillo descrivono in maniera plastica e viva non solo e non tanto il luogo fisico, ma soprattutto le sensazioni che si destano in chi vi fa visita. Immerso completamente nel verde dell’Appennino modenese, il borgo di Olina è una frazione del comune di Pavullo nel Frignano. Come al solito, immancabile è la curiosità per la toponomastica: il nome “Olina” deriverebbe da “aula”, in latino ampia traduzione di un luogo aperto e arioso e che, difatti, ben descrive il clima mite e la fertilità di tale territorio. Tuttavia, oltre alle meraviglie paesaggistiche che il borgo offre per la sua strategica posizione sull’Appennino, Olina ha significato tanto per la storia locale e non solo. Le fonti attestano che il borgo fu teatro di un violentissimo scontro tra le diverse fazioni che si contendevano il territorio del Frignano: nel 1269, i ghibellini Montecuccoli sconfissero l’esercito modenese guelfo; tuttavia, queste lotte intestine terminarono soltanto nel 1337, quando i Montecuccoli (poi divenuti signori del Frignano) si allearono definitivamente con la più nota e nobile famiglia degli Estensi.

Per secoli, Olina è stata anche un luogo cruciale per la tratta Sestola-Fanano, snodo che si congiungeva alla più importante strada che collegava le città di Modena e Pistoia. Del resto, non è un caso che l’attrazione principale di questa località sia proprio un elemento architettonico che segna il passaggio da un luogo ad un altro: stiamo parlando del suo ponte, famoso nel territorio non solo per bellezza ma anche per raffinatezza ingegneristica. Il ponte di Olina fu costruito nel 1522 per congiungere l’Emilia con la Toscana, collegando così le due sponde del fiume Scoltenna: oggi, ancora in perfetto stato, è il simbolo della frazione. Per secoli, il ponte ha rappresentato il principale collegamento tra Modena e Pistoia: per tale ragione, la sua costruzione fu voluta non solo dai Montecuccoli, ma anche dai signori di Firenze e di Lucca. Progettato da Giovanni e Bernardo Parrocchetti, il ponte fu edificato secondo dei criteri che per l’epoca erano molto avanzati: la forma dell’arcata è parabolica e consente di sostenere e scaricare un enorme peso che, con altre tecniche di costruzione, la pietra locale non sarebbe riuscita a sorreggere. Nonostante la sua imponenza, il ponte conserva ancora oggi un aspetto slanciato e leggero. Come ogni luogo misterioso che si rispetti, anche il ponte di Olina ha la sua leggenda: si racconta che chiunque passi dal ponte in una notte tempestosa e buia senta una voce strozzata che chiede aiuto, come se qualcuno stesse tentando di catapultarla nel fiume. Con un po’ di fantasia, potremmo immaginare il volto o l’ombra di questa voce sinistra, magari affacciata proprio dalla piccola edicola sacra costruita in cima al ponte, a protezione della imponente costruzione.


Ma se il ponte unisce due lembi di terra, cos’è che l’uomo costruisce per guardare da più vicino il cielo? E’ questa la domanda che ci si pone quando ci si imbatte nelle torri di pietra dei Montecuccoli.

Oggi, una delle meglio conservate è la torre della frazione di Lavacchio, a pochi chilometri dal comune di Pavullo nel Frignano. A partire dagli anni ’80, questo luogo è stato protagonista di un’opera di rivalorizzazione territoriale: oggi, è un borgo d’arte, caratteristico per i suoi mosaici e per i suoi murales che all’antichità della torre contrappongono un’aura di modernità.


La prima testimonianza scritta che riporta il nome della località risale al 1034 e cita “locus qui dicitur Lavacli”: dunque, si suppone che la frazione di Lavacchio sia antichissima e altrettanto vetusta anche la sua torre.


La torre di Lavacchio, come tutte le altre disseminate nel Frignano, era una torre di avvistamento: della sua funzione è testimonianza la forma snella dell’edificio, le caditoie poste solo sulla cima ed un’unica porta di ingresso sopraelevata rispetto al livello della terra. Poco distante, sorge la piccola chiesa di Sant’Anna, probabilmente eretta sulla rovine del castello di Obizzo da Montegarullo e consacrata alla Santa nel 1522: l’edificio conserva un aspetto semplice e rurale, poiché costruito con la tipica pietra locale e possiede un campanile a vela, in linea con lo stile della la vicina chiesa di San Lorenzo martire, presso la località Montecuccolo. I luoghi che qui vi abbiamo raccontato sono una piccola parte dell’enorme testimonianza culturale che solo l’Italia può vantare: un connubio storico e paesaggistico di immenso valore che certamente non ha eguali altrove.
Delia Brusciano