Valogno – Il borgo dei murales

Fino a pochi mesi fa non ero purtroppo mai stata a Valogno e non ne avevo mai sentito parlare. E forse non è un destino così insolito per un piccolo borgo, arroccato tra le alture dell’Alto-Casertano, frazione del comune di Sessa Aurunca, un paesino abitato da meno di cento persone, lontano dalle mode e dalla grande distribuzione, privo di bar, farmacie, supermercati o locali tipici della movida ma dotato del bene più prezioso, la bellezza di un’anima unica e variopinta e un’incredibile storia che dal passato ritorna a essere coniugata al presente.

LA SCOPERTA – La prima volta in cui ho sentito parlare di Valogno, mi è stato menzionato in relazione a una mia grande passione, quella per la street art e i murales. Mi fu detto che non era necessario percorrere km per affollare grandi e famose città italiane o europee alla ricerca dei graffiti degli street artist locali e internazionali perché, a distanza di pochi km da casa mia, nel cuore della Campania, c’era un gioiello, un intero paese i cui muri erano stati inondati dai colori di più di 40 murales di vari maestri, chiamati a dipingere le facciate grigie delle case del borgo, per farlo rivivere con nuovi e vivaci colori, ma io direi anche con nuove direzioni del corso della sua storia.

Valogno Borgo d'arte
Mastu Felice
Il pensatoio

LA STORIA DI GIOVANNI E DORA – Spinta dalla curiosità e dalle bellissime foto mostratemi, ho iniziato a informarmi sulle note caratteristiche, sulle particolari vicende di Valogno e sulle intuizioni geniali di Giovanni Casale e Dora Mesolella, una coppia di persone meravigliose che, ritornate nel borgo, in seguito a dolorose e intime situazioni familiari (dopo aver vissuto e lavorato, lui come psicologo e lei come addetta alle telecomunicazioni, per molti anni a Roma), proprio là, nel luogo natio della famiglia e simbolo del passato, hanno avuto lo sguardo lungimirante, l’approccio creativo e la determinazione forte di chi vuol affrontare la sofferenza con positività, coraggio ed energia e di chi non vuol vedere il proprio paese d’origine abbandonato, vuoto, spento, trasformato dalle terribili colate di intonaco grigio degli Anni Ottanta, atte a seppellire l’identità preziosa dell’antica Valogno, all’epoca felice espressione della tipica fisionomia dei borghi emergenti dal tufo vulcanico.

Per combattere il grigio dei nuovi interventi edilizi che coprivano e incupivano l’aspetto medievale di Valogno e arrestare l’abbandono del paese, a causa del disinteresse e della necessità di sostentamento da parte delle nuove generazioni, costrette ad andar via per la mancanza di lavoro e prospettive, Giovanni e Dora hanno fondato l’associazione no profit “Valogno Borgo d’arte” e chiamato a raccolta artisti locali e altri conosciuti a Roma e in varie parti d’Italia, invitandoli a “colorare il grigio” e a riportare gioia, luce e vitalità nel borgo. E in questo modo hanno dato avvio a una nuova stagione della vita di questo piccolo e incantevole paradiso, che ha iniziato lentamente a rinascere e attirare alcuni turisti incuriositi dai graffiti che si moltiplicano nel tempo.

Borgonauti con Giovanni Casale
La casa di Giovanni e Dora

LA PRIMA VISITA – Pur sapendo tutto ciò, solo quando sono giunta a destinazione ed entrata nel paese, ho davvero compreso l’unicità di questo luogo, che è diventato subito un posto per me speciale, in cui tornare sempre per respirare ogni volta la magia di un’atmosfera sospesa nel tempo che ti circonda, coinvolge e rapisce, proiettandoti in un universo di antico e presente, fiaba e mito, colori e profumi, stradine lastricate e tetti a spiovente, arcate e scalini, gatti e fioriere, senza trascurare i suoi meravigliosi abitanti.

Mentre, infatti, si percorrono i vicoli stretti di Valogno, sentendo i rintocchi delle campane delle tre chiese del borgo, costeggiando e ammirando i magnifici murales che accompagnano i visitatori sin dall’ingresso del paese, ripopolandolo con le immagini di figure mitiche, eroi e briganti, protagonisti del Risorgimento e rappresentanti di arti e mestieri, donne famose d’arte e letteratura come Frida Kahlo o Matilde Serao, scene desunte da favole d’ogni tipo, alberi della vita e pensatoi, si ha la possibilità di conoscere il vero valore aggiunto del borgo: quegli abitanti che non lo hanno mai abbandonato, che ti aprono le porte delle loro case, invitandoti a entrare e a condividere la loro storia, gli angoli delle proprie case, i giardini, l’orto e, perché no, anche un caffè e delle bottiglie di ottimo vino fatto in loco.

IL CUORE DI VALOGNO: I SUOI ABITANTI – E così, insieme ai borgonauti con cui ho assaporato questa prima fantastica visita a Valogno, in una bella e tiepida giornata di inizio autunno, sono entrata nella casa di Pietro che ci ha mostrato la sua “tana” con i soffitti d’epoca ricoperti di carta da parato intervallata da stampe di antichi quotidiani, cucina in muratura con gli utensili di un tempo e la bellissima cantina dove abbiamo ammirato i mosti di vino a fermentare e le bottiglie di vino bianco e rosso da lui amorevolmente riempite e a noi donate; abbiamo poi visitato il Giardino dell’Eden, situato a ridosso di una delle prime case all’ingresso del paese, e conosciuto Luigi, il mitico proprietario e ideatore di questo straordinario e inconsueto giardino artistico, che si estende dal cancello fino al patio e giù per la discesa verso le coltivazioni della vallata, decorato interamente da conchiglie, raccolte sul litorale romano di Ostia durante tutte le estati degli ultimi decenni e riutilizzate per creare stupefacenti mosaici, iscrizioni, pareti e pannelli d’arte avvolti dalla vegetazione, su cui batte la luce a campo aperto e da cui traspira la cura infinita di un uomo per il suo piccolo tempio, costruito, centimetro dopo centimetro, con minuzia “maniacale”, secondo i divertenti racconti della moglie spifferati dal balcone, ma soprattutto con creatività, amore e ammirevole dedizione.

I PRANZI CONDIVISI E LO SGUARDO AL FUTURO – Impossibile non sentirsi a casa a Valogno, non andar via col desiderio di avere un piccolo rifugio su quell’altura e, se è vero che non ci sono al momento bar, è altrettanto vero che è possibile comunque condividere dei pasti in compagnia grazie a una delle tante iniziative di Giovanni e Dora che, per continuare a contribuire al risveglio del borgo, al finanziamento dei murales e alla sostenibilità delle varie opere messe in atto o progettate, hanno creato i “pranzi condivisi”. Con una cifra davvero modesta (tra i  15,00 € e i 20,00 € in base al menù) si ha l’occasione di pranzare insieme a casa loro, una splendida casetta nel cuore di Valogno, sede anche dell’associazione, coloratissima, con arredo rustico e camino, aperta dai suoi proprietari a chiunque abbia voglia, come abbiamo fatto noi, di entrare e ascoltare la loro storia, condividere il fermento delle loro idee e imparare una grande e semplice lezione di vita: a volte bisogna solo saper immaginare!

Il Giardino dell'Eden - Vista dall'alto
Il Giardino dell'Eden - Le conchiglie di Luigi
Nella cantina di Pietro

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